È chiaro che il modo in cui la mente si immagina la realtà, a partire dalle parole dette, genera aspettative e condiziona i nostri comportamenti. Per esempio, i comportamenti di acquisto, come abbiamo visto nella presa d’assalto dei supermercati nel primo periodo. Ma anche i comportamenti nella quotidianità, che per molti sono stati così intrisi di panico e di assenza di prospettive per il futuro, da generare un aumento notevole dell’uso di ansiolitici e antidepressivi oppure da fomentare la rabbia, tanto da arrivare a insultare le persone che uscivano per strada (magari per andare a lavorare), visti come "untori". Le parole hanno avuto un grandissimo impatto su tutti i nostri comportamenti e giudizi!
Ma veniamo all’oggi. Una delle parole più gettonate è "ripresa". È una parola che sicuramente ci piace di più rispetto a lockdown e simili, facendoci tirare un sospiro di sollievo, mentre immaginiamo di tornare alla quotidianità pre-virus.
E qui si potrebbe annidare un rischio. Parlare di ri-presa (letteralmente "prendere di nuovo") genera nella nostra mente l’idea simile a quella di quando ci si riprende da un’influenza: "è passato il malessere, tutto tornerà come prima, dovrò rimettermi un po’ in forze, ma riprenderò la vita di sempre". Questo significa crearsi un’aspettativa, che se non si avvererà produrrà un disagio (rabbia, frustrazione, panico...) ancora più elevato del precedente e un incaponirsi nel cercare di far tornare la nostra vita come prima. Perché, si pensa, prima del virus era più bello. C’è anche chi, al contrario, parla di voler ri-prendere in maniera opposta a prima, perché prima la natura soffriva e l’essere umano era alienato nel suo correre quotidiano; anche in questo caso però si rimane legati al "prima" e si tenta di fare l’opposto.
In altre parole, queste reazioni sono due facce della stessa medaglia e cioè misurare la propria vita attuale in relazione al contesto precedente pre-pandemia.
Se ci soffermiamo, basta poco per smontare tutte queste immagini che la mente si crea in maniera immediata e non consapevole e che ci guidano, proprio come un pilota automatico, togliendoci la capacità di riflessione critica.
Innanzitutto, il prima non può mai essere uguale al dopo. La vita è movimento.
In secondo luogo, il dopo non è né meglio né peggio del prima. È semplicemente diverso. Sono i nostri schemi mentali che confrontano continuamente e giudicano come bene o male qualcosa.
Nella ri-"presa" non possiamo sapere cosa "prenderemo", cosa pescheremo nel mare della vita (di sicuro non i pesci di prima, perché quelli sono già stati pescati, magari pescheremo pesci simili o magari altri tipi o magari nulla). E non sarà né una fortuna né una sfortuna ciò che accadrà, sarà semplicemente ciò che accadrà. Togliere il giudizio (è bene, è male, è una fortuna, è una sfortuna...) verso ciò che osserviamo e ci capita, aiuta molto a vedere la realtà per quella che è e accettarla.
Mantenere sempre gli stessi schemi per guardare alla realtà, per quanto possa darci sicurezza (perché sono stati gli schemi che ci hanno guidato per anni), ci intrappola in aspettative inutili e ci rende più facilmente "manipolabili". Questo vale per il periodo Coronavirus, come per qualsiasi altra dimensione della nostra vita.
Proviamo allora a sostituire alla parola ri-presa, la parola sor-presa. La ri-presa implica un guardare indietro, a prendere ciò che ci è sfuggito di mano. La parola sor-presa significa "prendere dal disopra", avere una visione ampia, che genera stupore e sorpresa.
Quando siamo stupiti spalanchiamo gli occhi: è la reazione della sorpresa, che proprio con l’aprire gli occhi ci permette fisicamente di avere una visione più ampia di ciò che è intorno. Questo è un meccanismo biologico esito della nostra evoluzione e finalizzato alla sopravvivenza: quando qualcosa di nuovo irrompe nello scenario, prima di sapere se sia positivo o negativo per noi, è necessario ampliare la prospettiva, vedere meglio e guardare oltre i soliti confini visivi.
Da bambini viviamo spesso questo stato: tutto sembra nuovo! E si è pronti a cogliere le opportunità che ogni nuova scoperta (anche negativa e dolorosa, come una porta chiusa sulle dita, la bruciatura del fuoco o la chiusura della scuola) porta con sé. Proprio i bambini, in questo periodo, ci hanno insegnato tanto!
Sostituire la ripresa con la sorpresa non è facile, già cambiare la parola può aiutarci, poi serve tanta attenzione al modo in cui guardiamo al mondo e a noi stessi.